Come nasce la mania di fare scherzi il primo di aprile? E quali sono i 10 scherzi più memorabili di sempre?
Non è chiara l’origine di questa tradizione popolare, diffusa sia in Europa che in America (dove si chiama “All fools’s day”, il giorno di tutti i matti), in cui si usa fare scherzi il primo di aprile.
Lo scherzo consiste di solito nel mandare una persona a cercare qualcuno o qualcosa che non troverà, altre volte nel diffondere notizie false e clamorose o in altri tipi di beffe.
Secondo alcuni, il termine sarebbe nato a Firenze, dove si mandavano i beffati a comprare il pesce in una piazza dove il pesce era solo raffigurato in bassorilievo.
Per altri l’origine sarebbe ancora più antica e andrebbe ricercata nella festa che il primo aprile i Romani dedicavano a Venere Verticondia, con giochi, riti e scherzi.
Secondo un’altra versione ancora, il primo pesce della storia lo avrebbe fatto Cleopatra, la regina d’Egitto che prese in giro il suo amante Antonio facendo appendere alla sua lenza un pesce fasullo.
Di certo si può dire che l’espressione “pesce d’aprile” si trova documentata per la prima volta in Italia nel 1875, ma in Francia l’usanza di fare burle il primo giorno del mese di aprile risale agli anni a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento.
E ora ecco quelle che, secondo Massimo Polidoro, sono 10 tra le burle meglio riuscite di tutti i tempi:
1) L’invasione dei marziani: Il 30 ottobre 1938, il regista Orson Welles interpreta alla radio una versione così realistica de “La guerra dei mondi” di Herbert G. Wells da convincere parte degli ascoltatori che gli extraterrestri stessero realmente invadendo gli Stati Uniti.
2) L’uomo di Piltdown: Il paleontologo Charles Dawson ritrova nel 1912 nel Sussex un cranio, con mandibola, che sembra appartenere a un essere metà uomo e metà scimmia: l’anello mancante. Solo 40 anni dopo si scopre che il cranio risale al medioevo e la mandibola appartiene a un orango.
3) Autopsia dell’alieno: Nel 1995 le TV di mezzo mondo acquistano un filmato in bianco e nero che sembra mostrare l’autopsia di un extraterrestre girata nel 1947: solo dopo che ufologi ed esperti hanno dichiarato autentico il filmato i suoi autori svelano che è un falso realizzato con un pupazzo.
4) Le teste di Modigliani: Quando nell’estate del 1984 sono scoperte in un fosso alcune teste scolpite nella pietra e attribuite ad Amedeo Modigliani, la critica grida al miracolo: finché alcuni studenti rivelano che le avevano realizzate loro con l’aiuto di un trapano e lo dimostrano.
5) Il gigante di Cardiff: Un gigantesco uomo pietrificato di oltre 3 metri viene ritrovato nel 1869 in una fattoria dello stato di New York: creduto vero, si scopre alla fine che era solo una scultura commissionata da tale George Hull per fare uno scherzo alla congrega di fanatici religiosi locale.
6) La beffa di Sokal: Nell’aprile del 1996, il fisico Alan Sokal invia a una prestigiosa rivista filosofica un articolo teorico sulla meccanica quantistica infarcito volutamente di sciocchezze. Quando l’articolo viene pubblicato Sokal svela che lo aveva fatto per dimostrare come certa filosofia è talmente astratta da essere priva di senso.
7) Foto di fate: Lo scrittore Arthur Conan Doyle, padre di “Sherlock Holmes”, si convince che alcune fotografie scattate da due bambine ritraggono autentiche fate e gnomi del bosco. Solo 60 anni dopo le due protagoniste rivelano che le foto erano solo disegni ritagliati.
8) Le sirene delle Fiji: A lungo esposte nei luna park come autentici corpi mummificati di sirene, sono in realtà falsi settecenteschi creati unendo insieme il corpo di una scimmia e la coda di un pesce. Un esemplare si trova anche al Civico museo di storia naturale di Milano.
9) La beffa di Edgar Allan Poe: Un articolo di Poe pubblicato dal New York Sun nel 1844 racconta la traversata in tre giorni dell’Atlantico dell’esploratore Monck Mason a bordo di un pallone aerostatico. È uno scherzo ideato da Poe per vendicarsi di una precedente beffa pubblicata dal Sun e copiata da una sua idea ma senza che gliene fosse riconosciuto il merito.
10) Lo scherzo del “Bunga bunga!”: (niente a che vedere con certi festini) Nel 1910 alcuni ragazzi inglesi travestiti da abissini, tra cui la scrittrice Virginia Woolf, si fanno ricevere a bordo della nave da guerra “Dreadnought”, pronunciando solo le parole “Bunga bunga!” di fronte a ogni prodigio della tecnica.
Autore: Massimo Polidoro
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