"Vuole sedersi?"
"No tesoro, grazie. Devo scenne tra 4 fermate
m'hanno detto, ma non so' sicura. Non lo prendo mai st'autobus".
Pochi denti, i capelli bianchi e ...il viso
di chi ne ha passate talmente tante che non c'ha da incazzarsi per
lo sciopero, il traffico, le manifestazioni e conserva in un' espressione
serena ma non rassegnata le ultime energie per una giornata cominciata
troppo presto e che, sa già, finirà molto tardi.
"Dove deve andare esattamente? Magari le
so dare un'indicazione più precisa".
"Al Policlinico tesoro, non per me eh. Lo
vedi sto borsone? Dentro ce stanno due pigiami profumati e la cena
per mio figlio. So' tanto gentili la', ma non sanno cucina'!".
Non ce l'ho fatta a trattermi. "E perché
sta in ospedale suo figlio?".
"Eh tesoro, perché la vita ha deciso che
era giusto così. C'ha la sclerosi. Ha subito un intervento d'urgenza
per una complicazione... E mo' se deve riprende, perché c'ha due
figli che hanno chiesto a Babbo Natale che rivogliono come regalo
il papà a casa! Il più grande ha 12 anni. Oggi m'ha detto: -Nonna
io sono forte, se hai bisogno appoggiati a me che noi ci siamo appoggiati
troppo a te. Eh niente tesoro mio, capisci? Una trova la forza pure
de sposta' le montagne. Mo' sto ad anna'la', lo sistemo bene bene,
je metto il pigiama pulito, je faccio mangia' le cose buone e je
faccio un discorsetto. Quello se vole lascia anda', ma non sa che
se perde se chiude quell'occhi. Se perde quelle due creature che
se meritano il mondo, ma no il mondo che vedemo noi, quello bello
che vedono loro".
Sono scesa alla fermata con lei. "Ah guardi
scendo pure io qua, ce facciamo un pezzo de strada insieme, me dia
il borsone così faccio palestra!"
Eh no. Io non dovevo scendere lì. Ma penso
che non ci fosse fermata più giusta di quella.
L'ho lasciata all'ingresso, l'ho salutata
con un abbraccio come fosse la mia di nonna.
Non so come si chiama. Ma se Babbo Natale
esiste, signori miei, io l'ho incontrato stasera. Aveva un borsone
con due pigiami puliti e la cena per il figlio. Due occhi pieni
di spudorata dolcezza, tante rughe e pochi denti e mi ha detto:
"Buon Natale tesoro, grazie eh, non prende
freddo!".
E ho capito che, Caro Babbo Natale, io non
ho niente di più da chiederti, se non una supplica: non togliermi
quello che già ho inclusi i venerdì di merda, i casini, gli scioperi,
il freddo, le attese alla fermata, i "visualizzato non risposto",
i "ti richiamo" mai arrivati, gli amici pazienti, i messaggi del
cazzo.
La mia vita, così com'è, è il più grande
lusso al quale potessi aspirare.
Lasciamela così: spettinata come me, con
qualche piccolo sogno realizzato qua e là da condividere con chi
amo.
Grazie.
(Racconto di Michela Marini)
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