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La storia della nascita della Befana pone le sue radici all’interno
di una tradizione culturale di matrice pagana, di superstizioni e
aneddoti magici.
Il periodo natalizio si pone in un momento dell’anno che storicamente
era ricco di rituali e usanze legati alla terra, all’inizio del nuovo
raccolto e all’idea di propiziarsi fortuna e prosperità nell’anno
nuovo.
Già gli antichi Romani celebravano l'inizio d'anno con feste in onore
al dio Giano e alla dea Strenia (da cui strenna natalizia). Queste
feste erano chiamate le Sigillaria; ci si scambiava auguri e doni
in forma di statuette d'argilla o di bronzo e perfino d'oro e d'argento.
Queste statuette erano dette "sigilla", dal latino "sigillum", diminutivo
di "signum", statua. Le Sigillaria erano attese soprattutto dai bambini
che ricevevano in dono i loro sigilla (di solito di pasta dolce) in
forma di bamboline e animaletti.
La Befana è un personaggio che ha colto suggestioni da diversissime
leggende e trasposizioni culturali. Inizialmente, e si parla ancora
del periodo romano politeista, la popolazione venerava Diana, la dea
della caccia e della fecondità che nelle notti che precedevano l’inizio
della nuova semina si diceva passasse, con un gruppo nutrito di donne,
sopra i campi, proprio per renderli fertili e fecondi al nuovo raccolto.
L'enciclopedia Treccani ne dà la seguente definizione: è per il popolo
un mitico personaggio in forma di orribile vecchia, che passa sulla
terra dall'1 al 6 gennaio. Nell'ultima notte della sua dimora il mondo
è pieno di prodigi: gli alberi si coprono di frutti, gli animali parlano,
le acque dei fiumi e delle fonti si tramutano in oro. I bambini attendono
regali; le fanciulle traggono al focolare gli oroscopi sulle future
nozze, ponendo foglie di ulivo sulla cenere calda; ragazzi e adulti,
in comitiva, vanno per il villaggio cantando...in alcuni luoghi si
prepara con cenci e stoppa un fantoccio e lo si espone alle finestre...I
contadini della Romagna toscana sogliono invece portarlo in giro sopra
un carretto, con urli e fischi, fino alla piazzetta del villaggio,
ove accendono i falò destinati a bruciare la Befana...Gli studiosi
vedono nel bruciamento del fantoccio (la Vecchia, la Befana, la Strega),
che persiste un po’ dappertutto in Europa, la sopravvivenza periodica
degli spiriti malefici, facendo risalire il mito della befana a tradizioni
magiche precristiane...
Col passare dei secoli la deriva pagana diede spazio alle interpretazioni
cristiane; siamo ovviamente in un medioevo fatto di persecuzioni alle
streghe e di forte fervore religioso. Ed è qui che avviene un primo
incontro di culture, la bella Diana diviene una brutta donna e i riti
dei falò (si bruciava il vecchio per dare spazio al nuovo) divengono
dei veri e propri roghi della vecchia, dove una simbolica attempata
strega viene posta al di sopra di questi roghi. Le contaminazioni
pagane e cristiane generano quindi una figura di donna che è un misto
di entrambe le culture, da una parte vive la buona Diana e dall’altra
la cattiva strega che deve essere bruciata.
Questo rito propiziatorio, a cui ancora oggi possiamo assistere, è
stato poi abbracciato dalla chiesa ed è qui che nasce la leggenda
bella Befana. Si dice che i Re Magi in viaggio per Betlemme avessero
chiesto informazioni sulla strada ad una vecchia, e che avessero insistito
perchè lei andasse con loro a portare i doni al salvatore. La vecchia
rifiutò, ma poco dopo, pentita, preparò un cestino di dolci e si mise
in cerca dei Magi e del bambino Gesù.
Non trovandoli bussò ad ogni porta e consegnò dolci ai bambini sperando
di potersi così far perdonare la mancanza. Con la mediazione del cristianesimo
la Befana diviene quindi una specie di strega, vestita di stracci,
brutta e che vola sopra i tetti con una scopa, ed ha quindi un lato
perfido che la rende un personaggio estremamente affascinante. Se
infatti molti altri benefattori come Babbo Natale o San Nicola portano
doni a tutti, la Befana porta dei regali modesti e tanto carbone a
chi non è stato buono.
L’etimologia del nome Befana, è strettamente legato al nome della
festa, è una derivazione infatti delle forme dialettali con cui il
popolo esprimeva il termine “Epifania”. Il dualismo affascinante che
sta sotto alla figura di questa vecchia è forse il motivo per cui
non è mai diventata un vero e proprio oggetto commerciale, fatta esclusione
per gli ultimi anni.
Se San Nicola è un santo protettore, e Babbo Natale un paffuto rubicondo
nonnino che accontenta tutti i bambini, la Befana è invece la sostanza
femminile pagana di una lunga tradizione rituale contadina.
Non porta soldi, e non ha neppure un gruppo di elfi artigiani per
fare regali, la Befana tradizionale porta arance, noci, piccoli dolci
casalinghi e carbone, ultimamente zuccherato ma comunque carbone,
e ci ricorda che dopo le feste si torna a lavorare a “sgobbare” per
i frutti del terreno.
Non è un caso l’usanza di dire “l’epifania tutte le feste porta via”.
Perchè è proprio dopo il sei Gennaio che il contadino ricominciava
con la nuova semina, che si riprendevano i fervori casalinghi per
dar vita ad un nuovo, e si sperava, prosperoso raccolto.
La Befana è un personaggio molto inserito nella cultura italiana ma
questa leggenda trova riscontri anche nelle tradizioni precristiane
olandesi o tedesche.
E così presso i tedeschi del nord troviamo Frau Holle che nella Germania
del sud, diventa Frau Berchta. Entrambe queste "Signore" portano in
sè il bene e il male: sono gentili, benevole, sono le dee della vegetazione
e della fertilità, le protettrici delle filatrici, ma nello stesso
tempo si dimostrano cattive e spietate contro chi fa del male o è
prepotente e violento.
Si spostano volando o su una scopa o su un carro, seguite dalle "signore
della notte", le maghe e le streghe e le anime dei non battezzati. |
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